4 aprile 1978
Comunicato n° 4
Comunicato n° 4 - Tra le 17 e le 17.30 le del 4 aprile le Brigate Rosse avvertono, della presenza del nuovo comunicato, il “Secolo XIX” a Genova e le redazioni milanesi di “Repubblica”, di “Avvenire” e del “Settimanale”. I messaggi sono stati abbandonati a Genova in un cestino dei rifiuti; a Milano, dentro una cabina per la vendita dei biglietti della metropolitana in via Palestro, sul davanzale di una finestra del liceo “Cremona” e in un cestino dei rifiuti di via Turati. A Roma la telefonata arriva tre ore più tardi, ancora una volta alla redazione del “Messaggero” facendo ritrovare un'altra copia del comunicato sotto lo zerbino di un negozio di parrucchiere del centro
Al comunicato è allegata la fotocopia di una nuova lettera autografa di Aldo Moro questa volta indirizzata al segretario della Democrazia Cristiana Benigno Zaccagnini
Comunicato n° 4
BRIGATE ROSSE
IL PROCESSO AD ALDO MORO Moro afferma nelle sue lettere che si trova in una situazione "eccezionale" privo della "consolazione" dei suoi compari, e perfettamente consapevole di cosa lo aspetti. In questo una volta tanto siamo d'accordo con lui. Che uno dei più alti dirigenti della DC si trovi sottoposto ad un processo popolare, che debba rispondere ad un Tribunale del Popolo di trent'anni di regime democristiano, che il giudizio popolare nella sua prevedibile durezza avrà certamente il suo corso, è una situazione che fino ad ora è stata "eccezionale".
Ma le cose stanno cambiando. L'attacco sferrato negli ultimi tempi dal Movimento Proletario di Resistenza Offensivo contro le articolazioni del potere democristiano, contro le strutture e gli uomini della controrivoluzione imperialista, stanno modificando radicalmente questa situazione. Si sta attuando in tutto il paese, con l'iniziativa delle avanguardie combattenti, il PROCESSO AL REGIME che pone sotto accusa i servi degli interessi delle Multinazionali, che smaschera i loro piani antiproletari, che è rivolto a distruggere la macchina dell'oppressione imperialista, lo Stato Imperialista delle Multinazionali.
Il processo al quale è sottoposto Moro è un momento di tutto questo. Deve essere quindi chiaro che il Tribunale del Popolo non avrà né; dubbi né; incertezze, quanto meno secondi o "segreti" fini ma saprà giudicare Moro per quanto lui e la DC hanno fatto e stanno facendo contro il movimento proletariato. La manovra messa in atto dalla stampa di regime, attribuendo alla nostra organizzazione quanto Moro ha scritto di suo pugno nella lettera a Cossiga, è stata subdola quanto maldestra.
Lo scritto rivela invece, con una chiarezza che sembra non gradita alla cosca democristiana, il suo punto di vista e il nostro. Egli si rivolge agli altri democristiani (nella seconda lettera che ha chiesto di scrivere a Zaccagnini e che noi recapitiamo e rendiamo pubblica, li chiama tutti per nome), li invita a prendersi le loro responsabilità presenti e passate (le responsabilità che essi dovranno assumersi di fronte al Movimento Rivoluzionario, e che nel corso dell'interrogatorio il prigioniero sta chiarendo, sono ben altre da quelle accennate da Moro nella sua lettera), li invita a considerare la sua posizione di prigioniero politico in relazione a quella dei combattenti comunisti prigionieri delle carceri del regime.
Questa è la sua posizione che, se non manca di realismo politico nel vedere le contraddizioni di classe oggi in Italia, è utile chiarire che non è la nostra. Abbiamo più volte affermato che uno dei punti fondamentali del programma della nostra Organizzazione è la liberazione di tutti i prigionieri comunisti e la distruzione dei campi di concentramento e dei lager di regime.
Che su questa linea di combattimento il movimento rivoluzionario abbia già saputo misurarsi vittoriosamente è dimostrato dalla riconquistata libertà dei compagni sequestrati nei carceri di Casale, Treviso, Forli, Pozzuoli, Lecce etc. Certo perseguiremo ogni strada che porti alla liberazione dei comunisti tenuti in ostaggio dalla Stato Imperialista, ma denunciamo come manovre propagandistiche e strumentali i tentativi del regime di far credere nostro ciò che invece cerca di imporre: trattative segrete, misteriosi intermediari, mascheramento dei fatti.
Per quel che ci riguarda il processo ad Aldo Moro andrà regolarmente avanti e non saranno le mistificazioni degli specialisti della controguerriglia psicologica che potranno modificare il giudizio che verrà emesso.
Compagni, il proletariato metropolitano non ha alternative. Per uscire dalla crisi deve porsi a risolvere la questione centrale del potere. USCIRE DALLA CRISI VUOL DIRE COMUNISMO! Vuol dire: ricomposizione del lavoro manuale e intellettuale; organizzazione della produzione in funzione dei bisogni del popolo, del "valore d'uso" e non più del "valore di scambio", vale a dire dei profitti di un pugno di capitalisti e di multinazionali.
Tutto questo è oggi storicamente possibile. Necessario e possibile! E' possibile utilizzare l'enorme sviluppo raggiunto dalle forze produttive per liberare finalmente l'uomo dallo sfruttamento bestiale, dal lavoro salariato, dalla miseria, dalla degradazione sociale, in cui lo inchioda l'imperialismo. E' possibile stravolgere la crisi imperialista in rottura rivoluzionaria e questa ultima in punto di partenza di una società che costruisce ed è costruita da UOMINI SOCIALI, mettendo al suo centro l'espansione e la soddisfazione crescente dei molteplici bisogni di ciascuno e di tutti.
L'Imperialismo delle multinazionali è l'Imperialismo che sta percorrendo fino in fondo, ormai senza illusioni, la fase storica del suo declino, della sua putrefazione. Non ha più nulla da proporre, da offrire, neppure in termini di ideologia. La mobilitazione reazionaria delle masse, in difesa di se stesso, che sta alla base della sua affannosa ricerca di consenso, non può appoggiarsi in questa fase su nessuna base economica. La controrivoluzione preventiva come soluzione per ristabilire "la governabilità delle democrazie occidentali" si smaschera ora come fine a sé;.
LA FORZA E' LA SUA UNICA RAGIONE! La congiuntura attuale è caratterizzata dal passaggio dalla fase della "pace armata" a quella della "guerra". Questo passaggio viene manifestandosi come un processo estremamente contraddittorio, che contemporaneamente si identifica con la ristrutturazione dello Stato Imperialista delle Multinazionali. Si tratta quindi di una congiuntura esternamente importante la cui durata e specificità dipendono dal rapporto che si stabilisce tra rivoluzione e controrivoluzione: non è comunque un processo pacifico, ma, nel suo divenire, assume progressivamente la forma della GUERRA.
Per trasformare il processo di guerra civile strisciante, ancora disperso e disorganizzato, in una offensiva generale, diretta da un disegno unitario, è necessario sviluppare e unificare il Movimento di Resistenza Proletario Offensivo costruendo il Partito Comunista Combattente. Movimento e Partito non vanno però confusi. Tra essi opera una relazione dialettica, ma non un rapporto di identità. Ciò vuol dire che è dalla classe che provengono le spinte, gli impulsi, le indicazioni, gli stimoli, i bisogni che l'avanguardia comunista deve raccogliere, centralizzare, sintetizzare, rendere teoria e Organizzazione stabile e infine, riportare nella classe sotto forma di linea strategica di combattimento, programma, strutture di massa del potere proletario.
Agire da Partito vuol dire collocare la propria iniziativa politico militare all'interno e al punto più alto dell'offensiva proletaria, cioè sulla contraddizione principale e sul suo aspetto dominante in ogni congiuntura, ed essere cosi, di fatto, il punto di unificazione del MPRO, la sua prospettiva di potere. Agire da Partito vuol dire anche dare all'iniziativa armata un duplice carattere: essa deve essere rivolta a disarticolare e a rendere disfunzionale la macchina dello stato, e nello stesso tempo deve anche proiettarsi nel movimento di massa, essere di indicazione politico militare per ,orientare, mobilitare, dirigere e organizzare il MPRO verso la Guerra Civile Antimperialista.
Questo ruolo di disarticolazione, di propaganda e di organizzazione, va svolto a tutti i livelli dell'oppressione Statale capitalista e a tutti i livelli della composizione di classe. Non esistono quindi livelli di scontro "più alti" o "più bassi". Esistono, invece, livelli di scontro che incidono e intaccano il progetto imperialista, ed organizzano strategicamente il proletariato oppure no. Organizzare il potere proletario oggi significa individuare le linee strategiche su cui fare marciare lo scontro rivoluzionario, ed articolare ovunque a partire da questo, l'attacco armato contro i centri fondamentali politici, economici, militari dello Stato Imperialista. Organizzare il potere proletario oggi significa organizzare strategicamente la nuova situazione. Non bisogna spaventarsi di fronte alla ferocia del nemico e sopravvalutare la forza e l'efficacia dei suoi strumenti di annientamento.
SI PUO' E SI DEVE VIVERE CLANDESTINAMENTE IN MEZZO AL POPOLO, perché; questa è la condizione di esistenza e di sviluppo della guerra di classe rivoluzionaria nello Stato Imperialista. In questo senso parliamo di "contenuto strategico della clandestinità", di "strumento indispensabile della lotta rivoluzionaria in questa fase" e nello stesso tempo mettiamo in guardia contro ogni altra interpretazione "difensiva" o "mitica" che sia. Nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole, nelle carceri e ovunque si manifesti la oppressione imperialista, ORGANIZZARE IL POTERE PROLETARIO significa: portare l'attacco alle determinazioni specifiche dello Stato Imperialista e nel contempo costruire la unità del proletariato metropolitano nel MPRO.
Comunicato n°4 4/03/1978
Per il Comunismo
BRIGATE ROSSE
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